Il governo Meloni, gioca d’azzardo

La nuova manovra finanziaria del Governo Meloni prevede alcune norme rispetto al gioco d’azzardo e conseguentemente alla ludopatia, estremamente gravi. La ricaduta sociale di queste disposizioni, rivolte ad ingrassare le casse dello Stato, sono di una spregiudicatezza e un’ipocrisia veramente senza pari.

Eccone alcuni esempi:

  1. Art.13 (Estrazione settimanale aggiuntiva per il Lotto e il Superenalotto) vengono portate da tre a quattro (venerdì) le estrazioni del “Lotto”. L’effetto di questa modifica potrebbe determinare un incremento di circa 150 milioni per le casse dello Stato.
  2. Art.14 (Proroghe delle concessioni di gioco in scadenza) anche per la mancata intesa con le Regioni e gli Enti locali al fine di mantenere un’adeguata continuità delle connesse entrate erariali, vengono prorogate di due anni le concessioni in scadenza il 31 dicembre 2024. Per il Bingo lo slittamento è al 31 dicembre 2026 ad un importo di euro 108.000 anno. Stessa scadenza per scommesse online e slot con importi immutati rispetto agli attuali (da 9.500€ annui a euro 5.700 a seconda della tipologia).
  3. Art. 66 (Prevenzione, cura e riabilitazione delle patologie da dipendenze) viene innanzitutto abrogato il comma 133 nell’art.1 della legge 190/2014. Un comma che nell’ambito delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale destinava una quota di 50 milioni di euro specificatamente alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione delle patologie connesse alla dipendenza da gioco d’azzardo.

La previsione d’entrata porterebbe almeno altri 125/150 milioni di euro nelle casse dello Stato.

Il problema sottaciuto però è la ricaduta sociale che questi introiti determinano nella vita delle famiglie, oltre al rischio indubbio dell’ingerenza di attività criminali in questi processi. Si è passati da 84 miliardi nel 2013, a 136 miliardi nel 2022 fino ai 150 nel 2023. In dieci anni la raccolta nel gioco d’azzardo in Italia è cresciuta del 78%.

Tanto per capirci, 150 miliardi sono all’incirca il 90% della spesa alimentare complessiva delle famiglie italiane, e sono più di quanto viene conteggiato come spesa sanitaria (130 miliardi nel 2023).

Con un dato procapite di quasi 2.000 euro spalmato sulla fascia “coinvolgibile” ovvero tra 18/75 anni.

In testa Lombardia, Lazio, Campania e Puglia. Il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli individua la fascia dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni, con una scolarizzazione bassa, spesso spinti dall’esempio di un genitore o parente che scommette con costanza, come quella maggiormente attiva nell’apertura di nuovi conti.

L’altra fascia “sensibile” al vizio del gioco, sono gli over 65 principalmente uomini, con residenza al Sud, nelle isole e nella zona nord-ovest del Paese. I giochi più praticati sono il gratta e vinci, il lotto e le scommesse sportive.

Infine da un’indagine della Caritas si coglie un dato estremamente critico, la maggior parte di questi soldi arrivano da giocatori problematici, e non da chi fa ogni tanto una scommessa, ma da circa un milione e mezzo d’italiani che sono inquadrati come giocatori compulsivi. Fino al punto che in quest’ultimo periodo c’è un evidente aumento della pubblicità (seppur formalmente vietata), con un rilancio continuo di offerte e nuove proposte.

D’altra parte tutti dovrebbero saperlo (anche se nessuno lo tiene a mente) che è il Banco (lo Stato) che vince sempre, tanto che “chi gioca per bisogno, perde per necessità”.

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