Politica Monetaria BCE: L’Impatto sui Cittadini e il Cammino Verso la Tutela

La politica monetaria della BCE fatta sulle spalle dei cittadini, ora basta vogliamo essere tutelati!

Nella comunicato del 7 marzo 2024 della BCE la Banca Centrale Europea (BCE) ha deciso di mantenere invariati i tassi, confermando la sua posizione prudente di fronte a un’economia in bilico tra la ripresa e le nuove incognite. L’inflazione nell’area euro è scesa dal picco del 5,1% di dicembre 2023 al 4,8% di febbraio 2024, offrendo un leggero sospiro di sollievo ai consumatori. Tuttavia, la discesa rimane graduale e l’obiettivo del 2% fissato dalla BCE è ancora lontano.

Le proiezioni degli esperti prevedono un’inflazione media del 2,3% nel 2024, del 2,0% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026, seppur con una revisione al ribasso rispetto alle stime precedenti. Le stime sulla crescita economica della BCE per il 2024 sono state riviste al ribasso allo 0,6%, evidenziando un quadro incerto. L’attività economica dovrebbe rimanere moderata nel breve periodo, per poi crescere dell’1,5% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026, sostenuta inizialmente dai consumi e in seguito anche dagli investimenti.

Nonostante il calo dell’inflazione, sostiene la BCE, le pressioni interne sui prezzi restano elevate, alimentate dalla forte crescita salariale. Peccato che questa crescita salariale non sia un fenomeno percepito nel nostro paese la cui diminuzione dei salari è stata certificata anche dal rapporto sulle Prospettive sull’Occupazione 2023 pubblicato dall’OCSE. Alla fine del 2022 i salari reali erano calati del 7% rispetto al periodo precedente la pandemia.

La discesa è continuata nel primo trimestre del 2023, con una diminuzione su base annua del 7,5%. E di salario minimo nel nostro Paese neanche l’ombra.

Nel frattempo l’aumento dell’inflazione ha determinato la contrazione dei risparmi delle famiglie italiane: la propensione al risparmio secondo l’Istat è scesa del -3,6% nei primi sei mesi del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022. Gli italiani si sono rivolti a prestiti e piccoli finanziamenti anche per affrontare le spese quotidiane, infatti il numero medio di debiti per persona è pari a 2,55 (+4,5% rispetto al 2022).

Nell’ultimo anno il credito al consumo ha raggiunto la cifra record di 160 miliardi di euro, che, sommati al valore di mutui e finanziamenti, portano il peso complessivo per le famiglie a 585 miliardi, pari a un debito medio di 22.674 euro a famiglia, quasi 10mila euro a cittadino. Al contempo le rate e i mutui non pagati dalle famiglie arrivano nel primo semestre del 2023 a 15 miliardi. Secondo i dati forniti dagli istituti bancari i crediti deteriorati delle famiglie sono arrivati, a marzo 2023, a 14,9 miliardi: si tratta di 6,8 miliardi di mutui non pagati, di 3,7 miliardi di credito al consumo non rimborsato e di 4,3 miliardi relativi ad arretrati di altri prestiti personali.

Del totale di 14,9 miliardi, 5,7 sono sofferenze, cioè credito che la clientela non rimborserà più, altri 7,1 miliardi sono inadempienze probabili, vale a dire denaro che realisticamente le banche non recupereranno, mentre circa 2 miliardi sono rate scadute, quindi posizioni debitorie meno a rischio.

Senza una politica di protezione dei redditi delle famiglie italiane, le conseguenze delle iniziative di politica monetaria della BCE avranno conseguenze drammatiche. A.Ba.Co. chiede per le fasce deboli della popolazione un potenziamento dei servizi pubblici gratuiti e un accesso al credito agevolato con tassi di interesse a zero, oltre all’introduzione di una misura straordinaria per la cancellazione del debito delle famiglie più fragili, senza il quale il rischio di un repentino peggioramento delle condizioni di milioni di concittadini rischia di diventare una prospettiva sempre più concreta.

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