Il decreto legge 73/24 è sicuramente un’operazione di facciata che manca di soluzioni vere, ripropone misure già esistenti, non investe risorse economiche, ma non solo. Non affronta il problema della qualità delle prestazioni utilizzando unicamente l’aspetto numerico la cui riduzione apparente o reale diventa strumento di propaganda che nasconde l’ulteriore processo di privatizzazione del sistema sanitario pubblico.

Ma che qualità possono avere delle prestazioni eseguite dove capita, con chi capita, con strumentazioni la cui qualità è affidata a chi eroga il servizio. Non solo ma risultano separate dal percorso diagnostico terapeutico del paziente, dalla necessaria continuità assistenziale e al di fuori della presa in carico del paziente. Chi verifica la qualità di tutto ciò senza far diventare la ricerca di una prestazione assistenziale un’odissea al buio?

Un esempio per tutti : la farmacia dei servizi, chi garantisce la qualità dell’esecuzione della prestazione, chi può farne una lettura diagnostica. Sarà inevitabile ricorrere al medico di famiglia spostando le liste di attesa dalle strutture sanitarie sotto osservazione al medico di base. Nel contempo si devolvono risorse in favore delle farmacie e in alcune regioni si introducono ticket per le prestazioni, un’ulteriore esborso a favore dei privati per prestazioni senza controllo di qualità.

Continuare la lotta per l’abbattimento delle liste di attesa non può prescindere dalla battaglia sociale per la ricostruzione del sistema sanitario pubblico.

Loro chiedono:

“Quanto bisogna spendere per la sanità?”

Noi rispondiamo:

“Tanto quanto serve per la salute dei cittadini tutti”

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