Roma 4 giugno 2025 ore 16:30 Centro Congressi Cavour – Via Cavour 50/A – Roma

L’impatto dei dazi sulla riorganizzazione del mercato globale. Le conseguenze in Europa per l’industria, l’agricoltura, i lavoratori e i consumatori.

Viviamo in un’epoca di crescente incertezza economica, segnata da tensioni commerciali che rischiano di avere un impatto significativo sulla vita di tutti noi. E’ necessario interrogarsi sulle possibili ripercussioni dei dazi sulle condizioni materiali dei lavoratori, dei contadini e dei consumatori europei.

Non si tratta di un fenomeno nuovo: da tempo assistiamo a un’escalation di misure protezionistiche a livello globale. Un esempio lampante sono i dazi imposti dagli Stati Uniti sull’acciaio e l’alluminio provenienti da diversi paesi, inclusa l’Unione Europea, a partire dal 2018. I dati Eurostat mostrano chiaramente come questa mossa abbia penalizzato le nostre industrie: nel 2019, le esportazioni europee di prodotti in ferro e acciaio verso gli Stati Uniti sono diminuite del 12% rispetto al 2017 (Eurostat). Questo ha colpito duramente settori chiave come la meccanica e l’automotive, evidenziando come le barriere commerciali possano minare la competitività delle nostre imprese.

Le conseguenze per i lavoratori europei sono particolarmente preoccupanti. Se i dazi rendono meno competitive le nostre esportazioni, è logico attendersi una riduzione della domanda di lavoro in determinati settori, come il manifatturiero, che in Italia impiega oltre 4 milioni di persone. È cruciale analizzare quali comparti in Europa sono più a rischio e quali contromisure si possono adottare per limitare i danni. Sebbene una minore concorrenza globale sul mercato del lavoro e la spinta a rilanciare la domanda interna potrebbero teoricamente favorire un aumento dei salari, questa dinamica non si traduce automaticamente in realtà. In Italia, ad esempio, persistono ostacoli significativi, tra cui la limitata capacità di adattamento del sistema economico e l’assenza di robuste politiche a sostegno del reddito e dell’occupazione. Lo dimostrano un tasso di disoccupazione ancora elevato (7.8%) e una preoccupante perdita di potere d’acquisto, con salari reali in calo dell’8.7% dal 2008, la peggiore performance tra i paesi del G20.

Anche il settore agricolo europeo, che in Italia nel 2023 ha contribuito per circa il 2% al PIL (ISTAT) e vanta un export agroalimentare di oltre 60 miliardi di euro nel 2024 (ICE), rischia di subire gravi ripercussioni. L’imposizione di dazi da parte di paesi terzi potrebbe compromettere seriamente la redditività delle nostre aziende agricole. Pensiamo all’aumento delle tariffe sui nostri vini, di cui l’Italia è il secondo esportatore mondiale per valore (Osservatorio UIV-Vinitaly), sull’olio d’oliva o sui formaggi: questo renderebbe i nostri prodotti più costosi sui mercati internazionali, avvantaggiando i concorrenti e mettendo a rischio il futuro di molte aziende agricole, spesso a conduzione familiare (oltre il 90% in Italia secondo l’ISTAT). Questa situazione potrebbe paradossalmente riportare in auge il tema della produzione per l’autoconsumo, considerando la crescente dipendenza dall’estero per alcuni prodotti alimentari, come il grano duro (con un tasso di autoapprovvigionamento inferiore al 60% in Italia secondo il CREA). Una riduzione dell’export agricolo potrebbe quindi riaprire il dibattito sulla sovranità alimentare, orientando la produzione a soddisfare il fabbisogno nazionale e rafforzando le filiere corte e i mercati locali.

Infine, non va sottovalutato l’impatto diretto dei dazi sui consumatori europei. L’aumento dei costi delle merci importate a causa delle tariffe doganali si traduce inevitabilmente in un incremento dei prezzi al dettaglio per una vasta gamma di beni, dall’elettronica all’abbigliamento, fino ai prodotti alimentari. L’Organizzazione Mondiale del Commercio ha evidenziato come i dazi imposti negli ultimi anni, unitamente alle tensioni internazionali causate dai conflitti, abbiano già contribuito all’aumento dei prezzi in diversi paesi. È quindi fondamentale capire come proteggere il potere d’acquisto delle famiglie europee in uno scenario di possibili aumenti generalizzati dei costi della vita.

La preoccupazione per le tensioni commerciali va oltre la sfera economica. L’inasprirsi di queste dispute a livello globale aumenta il rischio di una vera e propria guerra commerciale, con conseguenze potenzialmente drammatiche per la stabilità internazionale e la pace. Le dispute economiche minano la fiducia e la cooperazione tra le nazioni, rendendo più difficile la risoluzione pacifica di altre controversie. In questo contesto, è impossibile ignorare la guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina, con l’imposizione di tariffe su un’ampia gamma di prodotti. Parallelamente,  la prospettiva di una guerra valutaria, con alcune nazioni che potrebbero svalutare le proprie monete per ottenere vantaggi competitivi, potrebbe destabilizzare ulteriormente l’economia globale mettendo in discussione la centralità del dollaro come moneta rifugio (FMI).

In questo scenario complesso, emerge il ruolo cruciale della Cina. Con la sua crescente influenza economica e politica (il cui PIL nel 2024 ha superato i 17.500 miliardi di dollari secondo la Banca Mondiale), la Cina rappresenta non solo un partner commerciale per l’Europa, ma anche un attore interessato alla stabilità globale e alla promozione della pace. Ed è inoltre protagonista all’interno dei BRICS, l’alleanza che caratterizza il nuovo ordine multipolare emergente. E’ quindi essenziale confrontarsi con la Cina, precisando le opportunità di collaborazione e le sfide che comporta un dialogo con questo protagonista sempre più centrale.

Questo dibattito pubblico rappresenta un’occasione fondamentale per analizzare a fondo queste dinamiche, basandoci su dati concreti e ascoltando diverse prospettive. Solo attraverso una comprensione condivisa delle sfide che ci attendono potremo individuare le strategie più efficaci per tutelare il benessere dei lavoratori, dei contadini e dei consumatori europei e per contribuire a un futuro di prosperità per tutti.

Relatori:

  • Pier Paolo Leonardi, Federazione Sindacale Mondiale (FSM)
  • Fabio Marcelli, Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia
  • Antonio Onorati, ARI – Coordinamento Europeo di Via Campesina
  • Maria Francesca Staiano, Università di La Plata
  • Francesco Schettino, Università della Campania

Con la partecipazione del Consigliere Zou Jianjun rappresentante dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese.

Incontro organizzato da:

  • A.Ba.Co. Associazione di Base dei Consumatori
  • CRED Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia
  • Centro Internazionale Crocevia

In collaborazione con: Unione Sindacale di Base

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