Tassare la rendita per sostenere i servizi pubblici e il futuro energetico rinnovabile.
L’Italia si trova a un bivio, da un lato, assistiamo all’esplosione dei profitti in settori chiave come quello bancario e quello energetico, dall’altro, la sanità e i servizi pubblici soffrono di un cronico sotto finanziamento.
La politica fiscale, lungi dall’essere un meccanismo di riequilibrio, si è rivelata uno scudo per la rendita finanziaria, come dimostra il fallimento della tassa sugli extraprofitti delle banche introdotta dal governo Draghi prima e da quello Meloni dopo.
In questi giorni si torna a parlare di introdurre un prelievo dalle banche e, forse, dalle assicurazioni, per ora solo anticipazioni di stampa ma è giunto il momento di richiamare il governo a una responsabilità ineludibile: la ricchezza accumulata in modo straordinario e non giustificato deve essere tassata e incanalata verso gli investimenti vitali per il paese.
I dati sul settore bancario italiano sono eloquenti e non lasciano spazio a interpretazioni. I principali gruppi bancari italiani hanno registrato utili aggregati record che, secondo le stime, hanno superato i 46 miliardi di euro nel 2024, con un aumento significativo rispetto agli anni precedenti. Questo boom è stato trainato principalmente dall’aumento del margine di interesse (la differenza tra gli interessi attivi sui prestiti e quelli passivi sulla raccolta), un risultato diretto della rapida crescita dei tassi decisa dalla BCE.
In passato l’intervento dello stato con la cosiddetta “tassa sugli extraprofitti” si è risolto in un fallimento in termini di gettito effettivo. L’impianto normativo è stato modificato in sede di conversione, permettendo alle banche di destinare gran parte dell’importo al rafforzamento delle riserve patrimoniali, il risultato è che lo stato ha incassato una cifra irrisoria rispetto alle stime iniziali, trasformando un atto di giustizia sociale in un “bluff”. Si stima che il gettito reale per le casse pubbliche sia stato minimale o sostituito da anticipi su imposte future per cifre che non hanno superato i 3-3,5 miliardi di euro, a fronte di decine di miliardi di extra-guadagni.
Questa inazione si configura come un atto in spregio all’equità, poiché permette che l’arricchimento straordinario di pochi sia garantito a scapito del benessere collettivo.
A.Ba.Co. chiede che la prossima legge di bilancio attui una vera inversione di marcia con una tassazione effettiva e ineludibile sugli extraprofitti di banche, assicurazioni e aziende energetiche, senza clausole di scampo. Le risorse così generate devono essere interamente dedicate a finanziare due priorità nazionali: la sanità pubblica e l’autonomia energetica.
Il servizio sanitario nazionale (Ssn) è in “lenta agonia”, i dati della fondazione Gimbe mostrano che, negli ultimi tre anni (2023-2025), sono stati sottratti alla sanità pubblica 13,1 miliardi di euro a causa della combinazione tra definanziamento e aumento dei costi operativi (inflazione e caro energia).
Questo deficit si traduce in liste d’attesa interminabili per visite ed esami e un aumento vertiginoso della spesa out of pocket a carico delle famiglie (oltre 41 miliardi di euro nel 2024) che spinge un italiano su dieci a rinunciare alle cure, affermando il progressivo smantellamento del diritto universale alla salute a favore di un sistema sanitario privato accessibile solo a chi ha maggiori disponibilità economiche.
È un’emergenza sociale, che mette a repentaglio gli stessi principi costituzionali alla base del nostro paese, per questo tassare gli extraprofitti bancari per destinare le risorse al ripristino del Ssn non è solo equo, ma un atto dovuto per garantire i diritti fondamentali dei cittadini.
Inoltre a partire dall’inizio del conflitto russo-ucraino, la speculazione sui prezzi dell’energia, che ha generato ingenti extraprofitti per le imprese energetiche, ci ha messo dinanzi all’esplodere del fenomeno della povertà energetica e della necessità di avere canali alternativi di approvvigionamento.
L’Italia ha fatto progressi, con le fonti rinnovabili che nel 2024 hanno coperto circa il 41% del fabbisogno nazionale, tuttavia, per centrare l’obiettivo di raggiungere una quota del 70% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, è necessario un cambio di passo strutturale.
Le risorse derivanti dalla tassazione degli extraprofitti energetici devono essere convogliate in un intervento pubblico sulla produzione energetica favorendo l’installazione di nuova capacità rinnovabile (l’Italia ha installato circa 6 GW di nuova capacità rinnovabile nei primi dieci mesi del 2024, superando il dato dell’intero 2023, ma serve accelerare), un sostegno economico in bolletta per i redditi bassi e un piano di finanziamento nazionale per l’efficientamento energetico e l’installazione di impianti fotovoltaici in autoconsumo per le famiglie a basso reddito, riducendo strutturalmente i costi in bolletta e contrastando la povertà energetica.
La politica finanziaria deve essere uno strumento di redistribuzione, togliendo risorse all’eccesso di profitto e rendita per restituirle in forma di servizi e sicurezza economica alle tasche delle persone, solo così si ripristinerà il patto sociale e si costruirà un’Italia più giusta.
A.Ba.Co. (Associazione di Base dei Consumatori)
www.abaco.info
Il nostro comunicato
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