Crisi idrica globale e italiana: sprechi, costi, e obiettivi per il 2030
Il 22 marzo è stata la giornata mondiale dell’acqua.
Dall’ultimo rapporto pubblicato dall’Unesco (2023), per conto dell’Un-Water, organismo dell’Onu che coordina il lavoro sull’accesso all’acqua, emerge un quadro estremamente critico. Sono 2,2 miliardi le persone che vivono senza accesso all’acqua potabile in modo sicuro, oltre 3,5 miliardi sono le persone che non hanno accesso a servizi igienico- sanitari garantiti.
Quadro altrettanto preoccupante quello descritto nell’ultimo rapporto pubblicato dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, con la conferma che le ondate di calore e le siccità prolungate sono in aumento in Europa e in particolare nei Paesi del Mediterraneo. L’Agenzia europea per l’ambiente, in proposito tra gli obbiettivi da raggiungere entro il 2030 indica: la riduzione degli sprechi attraverso metodi più efficienti in agricoltura e
l’ammodernamento della rete di distribuzione idrica. Proprio su questo elemento c’è bisogno del maggior sforzo,
l’attuale dispersione idrica infatti è superiore al 50% il target per il 2030 è di arrivare a valori compresi tra il 12 e 15%.
La situazione in Italia è tra le peggiori d’Europa. La rete idrica è praticamente un colabrodo: quasi il 40% dell’acqua potabile immessa nelle tubature va dispersa a causa di perdite e inefficienze. Infrastrutture obsolete con reti idriche progettate decenni fa, inadeguate alle esigenze attuali. Una gestione spesso frammentata in tanti piccoli comuni rende difficile realizzare interventi di manutenzione e ammodernamento.
In questo contesto uno “scatto” dopo l’altro la bolletta dell’acqua per le famiglie è salita fino ad una spesa media di
circa 480 euro anno, con un 4% in più rispetto al 2022 e una crescita del 18% negli ultimi 5 anni.
La cosa paradossale è che “la salita” non ha nemmeno prodotto un miglioramento riguardo la dispersione idrica
infatti nei capoluoghi di provincia si viaggia su una media del 36,2% fino a toccare il 43% (dati Istat).
In termini di costi Vibo Valentia nell’ultimo anno ha registrato l’aumento maggiore 16%. A Isernia invece la bolletta è pressoché raddoppiata rispetto ai costi del 2019. Il capoluogo italiano più caro è Frosinone, con un esborso
medio annuale di 867 euro. Milano e Cosenza sono le città meno care con 184 euro.
Tra le Regioni la Toscana è la più costosa con 732 euro, avendo ben 8 capoluoghi tra le 10 città italiane più care. Il Molise invece è quella meno cara con 226 euro l’anno. Il colpo peggiore l’hanno ricevuto, rispetto all’anno precedente, gli abitanti del Trentino Alto Adige con un aumento del +9%.
In termini di spreco sono le Regioni del Sud e le Isole le più sprecone con perdite pari all’incirca alla metà dei volumi immessi in rete. Notevole il divario tra Sud e Nord, con ad esempio la Basilicata che spreca il 62%, mentre la Valle d’Aosta disperde il 23,9% delle forniture d’acqua (che comunque è un dato ben oltre l’obbiettivo europeo per il 2030).
Una riflessione andrebbe fatta anche sugli invasi dove prima di pensare a realizzare di nuovi, sarebbe fondamentale recuperare la capacità di quelli esistenti garantendone la corretta manutenzione fino ad ora mancata, che tra l’altro incide anche in termini di sicurezza visti i fenomeni improvvisi di precipitazioni che in questi periodi si stanno associando a periodi di siccità.
Cosa fare?
Sensibilizzare i cittadini sull’importanza di usare l’acqua in modo responsabile. Sviluppare nuove tecnologie per la gestione efficiente dell’acqua.
Cooperare a livello globale per affrontare la siccità e la scarsità d’acqua, estromettendo qualsiasi meccanismo speculativo dall’accesso a questa risorsa vitale.
L’acqua è un bene essenziale e indispensabile per la vita. È nostro dovere tutelarla e gestirla in modo responsabile.
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