Riceviamo e pubblichiamo un contributo sulla recente vicenda di sfruttamento e disumanità nelle campagne di Latina.
La tragica vicenda della morte di Satnam Singh ripropone in tutta la sua brutalità il problema delle condizioni di
lavoro, specialmente in ambito agricolo.
Parlare di lavoro a fronte di paghe da 3euro/ora è vergognoso. Come sono altrettanto intollerabili le affermazioni del
Min. Lollobrigida, che cerca una giustificazione a questi fatti classificandoli come episodici e limitati.
La realtà è che molto spesso nelle coltivazioni agricole italiane si pratica la schiavitù.
Basta guardare l’elenco di incidenti che quotidianamente compare sui giornali, e moltiplicarlo per tutto quel sommerso che la tragica vicenda di Satnam ha evidenziato. Lavoratori invisibili da vivi tanto quanto lo sono da morti.
Fossi, canali, terreni spesso sono i cimiteri in cui smaltire questi esseri umani. Frusta, fucile, acqua razionata, orari impossibili a temperature insopportabili, sono i contorni della schiavitù.
Un altro elemento emerge da questa vicenda, non è sufficiente per il cittadino approcciare semplicemente con l’opzione del “giusto prezzo” per stare a posto con la coscienza. Non è scontato infatti che il proprietario terriero, anche quando riceve un prezzo adeguato, garantisca condizioni di lavoro conformi, anziché semplicemente intascarlo. Siamo di fronte a razzismo tanto quanto lo era quello delle piantagioni americane di fine ‘700. Il pensiero
di un mondo lontano geograficamente e temporalmente, si scontra con una realtà molto più vicina di quanto si possa credere. Se paghi un lavoratore meno di quanto spendi per la carta igienica è perché pensi di aver di fronte un essere inferiore, e se non ti scandalizzi per questo processo produttivo, sei complice. Dobbiamo pretendere che i prodotti delle nostre campagne, non siano permeati del sangue (nel vero senso del termine) di altri esseri umani.
Esistono esperienze distanti in tutti i sensi da queste metodologie, pensiamo all’esperienza dei braccianti dell’Associazione “terra e libertà” a Torretta Antonacci (FG) e all’opportunità di esportare quel modello civile.
C’è bisogno di coraggio e consapevolezza da parte di tutti, dobbiamo capire che ci sono esperienze che vanno sostenute senza esitazione, perché possono far germogliare piante diverse come: DIGNITÀ, RISPETTO e LIBERTÀ.
Il grano e i pomodori che vengono prodotti da quell’Associazione, non sono migliori solo dal punto di vista organolettico, ma lo sono per quello che possono rappresentare, un modello realmente compatibile per l’ambiente e per l’essere umano.
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