Ne è passato di tempo da quando, il 20 dicembre 2010, il ministro per l’economie e le finanze Tommaso Padoa-Schioppa dichiarò che “le tasse sono bellissime”. Gli italiani, in gran maggioranza, vorrebbero evitare di pagarle e lo Stato ha la necessità di riscuoterle per garantire i servizi che, se ben erogati, ritornano a tutti noi e costituiscono “reddito indiretto”. La Costituzione, anche per motivazioni storiche, che oggi sembrano dimenticate (unità d’Italia), dedica diversi articoli al tema delle tasse, con un quadro articolato di principi e doveri, collegando il pagamento delle tasse all’esercizio consapevole dei diritti e dei doveri dei cittadini.
L’Articolo 53 della carta Costituzionale, stabilisce il principio di uguaglianza tributaria, secondo cui tutti i cittadini sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in modo proporzionale al loro reddito. Dall’impiego di queste risorse ne conseguono il diritto all’istruzione, (art.38) per il finanziamento del sistema scolastico pubblico. Come pure la tutela alla salute e sistema sanitario nazionale (art.32) che grazie all’utilizzo del gettito fiscale dovrebbe esser sostenuto da quelle risorse. Tuttavia, è importante sottolineare che il rapporto tra cittadini e fisco in Italia è spesso complesso e non privo di criticità.
Soprattutto perché quel principio di equità e proporzionalità viene troppo spesso disatteso e molto probabilmente, con l’autonomia differenziata queste criticità saranno ulteriormente acuite.
Al di là degli enunciati in realtà poi, come in molti altri contesti, lo Stato sempre più spesso si dimostra “forte con i deboli e debole con i forti”. Taglia costantemente servizi, indorando la pillola con il motto “privato è bello”, distoglie risorse a servizi pubblici, e al tempo stesso permette l’azione delle multinazionali che in termini di elusione fiscale hanno effetti spaventosi. Il rapporto Oxfam indica in circa 6,5 miliardi di dollari ogni anno, pari all’1,3% del PIL, quanto annualmente le multinazionali sottraggono al fisco italiano.
Per avere una scala di questi importi, possiamo confrontarla con alcune voci della spesa pubblica:
Spesa sanitaria: i 6,5 miliardi di evasione fiscale delle multinazionali equivalgono circa al 10% della spesa sanitaria
pubblica italiana. Se volessero si potrebbero assumere 379.000 infermieri ogni anno, oltre 1000 al giorno.
Se la calcoliamo per l’istruzione, l’ammontare è pari al 15% della spesa per l’istruzione in Italia. Visto che c’è un gran parlare di “fuga di cervelli” quegli importi potrebbero attivare fondi per borse di studio, ristrutturazioni delle infrastrutture scolastiche e assunzioni di docenti, con un quadro complessivo certamente più adeguato di quello attuale.
Ma le tasse sono anche le imposte comunali, vedi la TARI, rispetto alla quale noi di ABACO siamo impegnati in varie lotte, come ad Ercolano in Campania, a difesa dei cittadini contro indebite richieste di pagamento per un servizio inadeguato.
Ecco cosa intendiamo con il concetto di “prendersela con i deboli” di fronte a servizi inefficienti, si vessano i cittadini.
Di conseguenza c’è la necessità di sviluppare la possibilità di far valere i nostri diritti, con il supporto di un’associazione di base dei consumatori: ABACO